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COME UN PROFUMO DI SOAVE FRAGRANZA

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Avvicinandoci alle feste di fine anno, le nostre conversazioni si orientano naturalmente verso i piatti che arricchiranno le nostre tavole. Ognuno evoca i propri desideri, i ricordi, quei cibi carichi di emozioni e di storie familiari. Ben prima di mangiare, i profumi risvegliano in noi una gioia profonda. Ci parlano, ci toccano, ci aprono l’appetito.

È riflettendo su questa forza dei profumi che mi è venuta un’immagine semplice… ma molto eloquente.


Due recipienti sulla tavola

Sulle tavole delle feste si trovano spesso due recipienti con un coperchio, posti al centro per essere facilmente accessibili a tutti. Esteriormente possono assomigliarsi: bella porcellana bianca, decorazioni curate, un aspetto elegante.

Eppure, il loro contenuto è radicalmente diverso.


  • Da una parte c’è la zuppiera, colma di un piatto caldo, preparato con cura. Quando la si apre, un profumo dolce e appetitoso si diffonde, rallegrando il cuore.

  • Dall’altra parte c’è il cestino da tavola, destinato a raccogliere gli scarti del pasto. Con il passare del tempo e il calore dell’ambiente, l’odore diventa sempre più sgradevole, tanto che si richiude rapidamente il coperchio per non esserne infastiditi.

Ciò che li distingue non è l’apparenza, ma il contenuto. Si potrebbero perfettamente invertire i ruoli: mettere la zuppa nel cestino e gli scarti nella zuppiera. Finché nessuno apre il coperchio, tutto sembra andare bene. Ma appena il coperchio si solleva, la verità appare.


👉 È il contenuto che determina il profumo.


E noi, che profumo diffondiamo?

Purtroppo — o meglio, spiritualmente — accade spesso la stessa cosa anche per noi.Ciò che portiamo nel nostro cuore determina il profumo che diffondiamo attorno a noi.

Possiamo essere:

  • un profumo di vita, di pace, di misericordia,

  • oppure una fonte di disagio, di tensione, di divisione.


Dove trovare il profumo gradevole?

San Paolo ci offre una chiave luminosa: «Vivete nell’amore, come anche Cristo ci ha amati e ha dato sé stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave profumo.» (Efesini 5,1-2)


Il vero amore sprigiona sempre una buona fragranza per chi lo accoglie. Se riempio il mio cuore:

  • dell’amore di Dio,

  • della presenza di Gesù,

  • della vita dello Spirito Santo,

allora le mie relazioni diventano naturalmente un dolce profumo della misericordia di Dio.


Come custodire questo profumo?

Questo profumo non si conserva per caso. Si coltiva:

  • accogliendo ogni giorno lo Spirito Santo, fin dal risveglio;

  • vivendo una preghiera viva, di relazione e di ascolto;

  • meditando la Parola di Dio;

  • lasciandosi trasformare in profondità dallo Spirito;

  • vivendo i sacramenti e la comunione della Chiesa;

  • mettendo in pratica gli insegnamenti ricevuti;

  • compiendo opere di misericordia


Lottare per custodire questo profumo

La difficoltà è che questo profumo può perdersi.

Come un cestino da tavola, se mi lascio riempire di scarti, anche dopo aver accolto cose buone, il cattivo finisce per contaminare il buono.


1. Ciò che accolgo determina ciò che divento

Ciò che vedo, ciò che ascolto, ciò che lascio entrare in me… tutto questo mi plasma.Gesù ci ricorda: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.» (Giovanni 13,34)

San Paolo va ancora oltre: «Se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate di non distruggervi gli uni gli altri.» (Galati 5,15)

La distruzione spesso comincia così:

  • ascolto parole di maldicenza o di accusa;

  • il mio sguardo sull’altro si altera;

  • giudico e poi trasmetto ciò che ho ascoltato.

La gelosia, l’invidia, la discordia, la calunnia… sono armi di divisione.Un corpo è solidale: colpire una parte significa far soffrire tutto l’insieme.


«Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio…» (Matteo 7,5)

👉 Non diventiamo il cestino degli altri, né di questo mondo.


2. Con lo Spirito, imparare a fare discernimento

San Paolo ci invita a una vigilanza chiara: «Camminate secondo lo Spirito…» (Galati 5,16)

Il criterio è semplice: «L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene… perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.» (Luca 6,45)

Il filtro del frutto dello Spirito diventa la nostra bussola: amore, gioia, pace, pazienza, bontà, benevolenza, fedeltà, mitezza, dominio di sé.

Se ciò che ascolto, dico o faccio:

  • non mi dona pace,

  • non nasce dall’amore,

👉 STOP.


Posso allora:

  • rifiutare una conversazione malsana;

  • chiedere con tatto di cambiare argomento;

  • presentare al Signore ciò che è stato toccato in me.


Alcune domande salutari

  • Ciò che dico fa crescere o ferisce?

  • Rispetto la chiamata dell’altro o proietto la mia?

  • Sono capace di chiedere perdono?

  • Sono disposto a perdonare senza dividere?

Chi divide non è mai lo Spirito di Dio.


Diventare un piatto gradito per gli altri

Immaginiamo per un istante che ciascuno porti il contenuto della propria “zuppiera” per un pasto condiviso. Che gioia ci sarebbe se i nostri cuori fossero colmi di rancori, collera o stanchezze non consegnate al Signore?

👉 Vegliamo su ciò che portiamo nei nostri incontri.


Non lasciamo che l’uomo vecchio o la donna vecchia distruggano le benedizioni che Dio prepara. 

«Poiché viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.» (Galati 5,25)


Dio ha un progetto unico per ciascuno.

C’è un posto per tutti.

Lasciamoci plasmare da Lui: togliere ciò che è cattivo, aggiungere ciò che è buono.E quando cadiamo, corriamo senza paura tra le braccia della sua misericordia.

Allora, poco a poco, diventeremo quel profumo di soave fragranza che il Signore offre in nutrimento ai nostri fratelli e sorelle.


Béatrice Grosjean

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